martedì 7 giugno 2011

Considerazioni attorno alle altalenanti ideologie umane - Parte I

Sezionando cronologicamente le correnti di pensiero, è possibile desumere l'incapacità umana nell'apprendere un modello vita che rifugga dalla semplice condizione di uomo.
Da sempre vinto dai terrori escatologici, ha vituperato miti e leggende atte a esorcizzare tali mali interiori in un infinito proselitismo multireligioso, che avrebbe coinvolto in piena apolidia qualunque individuo, come di fatto è accaduto. L'antica Roma nel suo splendore ha ceduto il passo all'oscurantismo medievale, per poi tramontare a favore della riscoperta dell'uomo nell'umanesimo e nel rinascimento. Arriviamo quindi da li a poco dopo alla riscoperta bucolica e georgica della vita, la celebrazione agreste dell'egloga, una sentita vicinanza alla natura. Tuttavia lacerando il sottile tessuto multi-ideologico arriviamo ai limiti umani psico-emotivi, esenti dall'evoluzione a dispetto della controparte funzional-somatica e motoria . Sommariamente pare che l'essere umano sia lucidamente folle e masochista nell'altalenare e nell'infangare se stesso e la sua grandezza nelle rilevanti facies storiche ma si evince il bisogno umano di relazionarsi con un essere "super partes".
Non si allude, pertanto alla semplice svolta, nel lenire la caducità della vita, la conservazione della coscienza post mortem, ma come hanno magistralmente illustrato grandi autori del novecento quali Pirandello o il filone ermetico, esiste "l'incomunicabilità" tra gli esseri umani. Gli uomini, hanno da sempre giocato in modo sofista e con una connivenza oscena della loro stessa coscienza pertanto, a imporre un principio d'autorità simil aristotelico, ergo "La persona di maggior spicco detiene il vero sapere". Ma la vera incomunicabilità prende forma prioprio dalla condizione soggettiva, ergo l'uomo del gruppo si fa forza dalla collettività. La denuncia dei mali, delle sofferenze, la seppur illusioria bontà umana in condizioni rigorosamente pauperistiche(come disse anche Pasolini) non cambia la condizione di sofferenza con la quale gli uomini nascono. Le paure più segrete, i dolori più reconditi, inconfessabili tra i nostri simili in quanto perverrebbe la vergogna, la svalutazione individuale, il totale senso di insoddisfazione nel non riuscire a trovare acqua nel deserto, porta a rivolgersi, in modo commovente, a Dio. I più hanno difeso le teologie in quanto extra-umane, eppure anche le ideologie comuniste sono utopiche e irrealizzabili nelle fila delle società. Pertanto è fallace avvalersi di tali principi e decantarli divini. Il Padre Eterno. Il padre che ogni uomo vorrebbe avere, a cui confessare l'inconfessabile, interrogarlo su tutto ciò che l'uomo non riesce a comprendere, chiedergli una vita di luce. Un padre al quale mostrare il proprio scrigno interiore, permeato di una lingua incomprensibile tra gli umani stessi. Ma è ancora più commovente guardare chi esponendo le dottrine teologiche cerca di convincere prima se stesso nell'esposizione. Uomini dell'istituzione chiesa e credenti sono spesso accomunati da questa esasperata ricerca di una prova dell'esistenza divina. Guardando i loro occhi e le loro labbra nella loro esposizione si scorge spesso quella pausa di riflessione ed incertezza, atta a ottenebrare la mente che come un veleno vuole soffocare la parassitaria fede. E allora la massima manifestazione evocativa avviene nel luogo di culto, emblema del dolore, della sofferenza e del riscatto dalla morte. Le cose che maggiormente incidono sull'individuo sono gli odori e gli echi, che gettano il disagiato in uno stadio evocativo, come se all'interno della chiesa stessa si manifestasse qualcosa di divino. Una lucida suggestione, un masochismo ed un feticismo interiore, fatto di morbosi crogioli di litanie, vociferati e perpetrati nei secoli.

In questa prima parte ho esposto in linea generale le mie trattazioni future, accorpate in un discorso generico per motivi di tempo. Ma sezionerò, asporterò e centrifugherò ogni singolo aspetto, con il sussidio di studi approfonditi e recenti sulla mente e sul ruolo sentimental-emotivo del cuore.

3 commenti:

  1. Probabilmente divagherò un po', rispondendoti. Ma so che non sarà un problema.

    Dunque: lo sappiamo bene... l'Uomo non sa, non riesce a capire, non sa perchè soffre, non sa perchè deve sudare per mangiare, non sa perchè oggi può morire sparato mentre fa la spesa, o morire dopo atroci giorni di malattia. Ma non sa manco perchè guarisce di colpo dalla paralisi, o perchè riesce ad avere figli dopo che gli sembrava di essere sterile.
    E quindi ha dato colpa e merito a tutte queste cose che non sa (o non vuole?) spiegarsi a una entità superiore, un dio, una forza regolatrice, un programmatore di the Sims che distribuisce pani e pesci, pene e pesci duri alla gente. E prega, e sacrifica, e SI sacrifica.
    Prega una cosa che lui stesso ha creato, ha inventato.
    E' una coscienza collettiva.

    Pertanto collettivamente ci si raduna in qualche tempio, vecchio o nuovo, all'aperto o al chiuso ma comunque chiuso (alla verità) e cominciano le preghierine "madonnina non mi abbandonare". Tutti insieme, come se i miei peccati da confessare al dio fossero uguali a quelli delle altre 300 persone che sono con me, una domenica mattina, a messa.

    Togliendoci da questo discorso puramente umano, antropologico, voglio chiudere con un altro discorso antropologico: io AMO queste cose.
    Rituali, credenze, mistificazioni.
    Tutto ha un senso e serve a capire l'uomo.
    E' un argomento che mi piace molto e non nego che una processione del Venerdì Santo, impregnata di paganesimi echi e di fervore religioso, mi incanta moltissimo.

    Ave.

    Moz-

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  2. Qui siamo di fronte ad un trattato di illuminismo del cuore e della mente che imbarazzerebbe Montesquieu o D'Alambert.
    Quello che mi piace di Yami (e non voglio adulare, ma è pura verità), è che riesce con un modo tutto suo, quasi pteroredattile nel parlare, a scavare solchi nella storia ed estrapolarvi le radici di una causa - effetto che vomiterà sull'umanità per altri millenni, quale l'oscurantismo.

    Un modo sottile, dicace, erudita di esporre i suoi discorsi, senza perdersi tra il mellifluo e il melenso, senza sovvertire i suoi post luculliani ma pregni di conoscenza, che ti fanno capire, come già detto, il carattere storico di tante vicende.

    Dio - chiesa - messa, un'espediente umano da "lavata di faccia", un artificio per apparire buoni e bravi, un'autopulizia di una coscienza fin troppo turpe e nauseabonda, ma c'è anche il lato del buonismo che serve a dipingere scenari suggestivi e collettivi in una celebrazione eucatistica: il silenzio, i canti, le adorazioni, lo scambio di pace, un'autosuggestione che porta a vedere quello che in realtà vogliamo vede, anche se il verbo adatto sarebbe "sentire", perchè di concreto non c'è niente, la fallacità di tutto è dentro di noi: l'autoconvinzione.

    La grandezza dell'uomo, l'imperscrutato e imperscrutabile capacità del cervello umano, il mistero che si cela nella suggestione è la risposta alla fede, ai miracoli, alle apparizioni, che noi siamo convinti vengano da un mondo idilliaco, esterno e trascendentale, ma vengono da dentro di noi, facendo scattare quei meccanismi placebici del cervello.

    La risposta a tutto siamo noi, la risposta è dentro di noi.

    Aspetto con ansia il seguito di questo post imponente.

    - Ispy

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  3. Rispondendo a MIki, posso dire che ha perfettamente ragione. Assistere a questi eventi permette di capire l'uomo, e la sua conseguente ed eventuale evoluzione o involuzione a tali rituali ossessivi compulsivi.

    Rispondendo a Ispy, lo ringrazio ancora per i complimenti e le lusighe, ma sopratutto vi ringrazio per il vostro valore intellettuale, poichè con voi si può disquisire senza limiti delle cose che contano nel modo più alto possibile.

    Ad ogni modo è vero, ho reso bozza di un manifesto illuminista, sublime movimento nativo in Inghilterra ad opera di Hobbes e Locke ma poi sviluppatosi in Francia ed Europa. Sarebbe interessante ovviamente effettuare un parallelismo tra Montesquieu e Vico, in merito al tentativo dell'illuminista francese di dimostrare come le tappe storiche siano ordinate e rese da leggi costanti.

    Oltretutto il tuo commento mi ha fatto tornare alla mente una mia vecchia bozza relativa all'accezione prepotentemente positiva di "umanità". E il fatto che trovi riscontro nella mia analisi dell'influenza suggestiva delle ritualità religiose significa che, come ho anticipato altrove, senza questi luoghi di culto non avremmo gli stessi credenti oggi, per numero e per fervore ideologico.

    Per quanto riguarda la grandezza dell'encefalo umano, ti anticipo(in quanto a MIki l'ho già accennato) che ho seguito gli ultimi studi in merito e ad esempio di è scoperto che il genio è l'esasperazione della condizione autistica maschile, che spinge i soggetti e li rimanda a pure elaborazioni logiche e matematiche di un altro livello rispetto all'ordinario.

    Tempo permettendo analizzero i molteplici aspetti che ho tralasciato o che meritano di essere ampliati, e gratificato dai vostri degni interventi che dimostrano di poter continuare ed ampliare ciò che mi presto a scrivere.

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