venerdì 10 giugno 2011

Eziologia del genio e del mostro umano in correlazione ai disturbi nei rapporti umani - Parte II

Nella prima parte mi sono proposto di rendere l'aspetto concettuale puramente analitico della condizione di genio, delle anomalie emotive e del ruolo fondamentale delle stesse nel condizionare la mente. In questa seconda parte esploreremo ed approfondiremo l'aspetto corporal-emotivo in contrasto con la mente in relazione all'autonomia fisiologica e cardiaca nella sfera decisionale ed interrelazionale.

Una degna prefazione a questa trattazione, la definirei in termini Evoluzionistici. L'uomo si crede perfetto, ed imparte è vero, ma solo in superficie. In quanto tassello di questo universo, con la sua verde età quantificabile a qualche milione di anni è stato in grado di conquistare un pianeta, grazie al suo straordinario encefalo. Eppure l'uomo pieno di sé, ignora ciò che è biologicamente, ovvero un agglomerato cellulare che dispone di una sua autonomia ed una sua "mente". La mente antica del corpo, ha compiuto uno sforzo immane per tenere la vita attaccata alle membra in milioni di anni. Pertanto il corpo ha maturato, come ben illustrato in "la Mente e le Menti"[Dennet, Daniel], una sua capacità decisionale a fronte delle più disparate situazioni, da quelle individuali passando per le collettive. Esempi banali sono gli impulsi che il corpo attiva in netto contrasto con le decisioni dell'encefano: Arrossire a fronte di un ben preparato discorso, ad esempio. Pertanto nella suddetta trattazione si evince che l'uomo non è ancora in grado di rendere un progresso non deleterio, ma semplice progresso, in quanto volontà dell'encefalo e non della mente e degli impulsi del corpo.

Riportando invece, un fondamentale passaggio del grande Damasio, nel libro "l'Errore di Cartesio": "Le rappresentazioni che il cervello costruisce per descrivere una situazione, e i movimenti elaborati come risposta, dipendono da mutue interazioni tra corpo e cervello. Via via che il corpo cambia, per influenze chimiche e neurali, le rappresentazioni che il cervello ne costruisce si evolvono; alcune rimangono non consce, mentre altre raggiungono la coscienza. Allo stesso tempo, al corpo continuano ad affluire segnali provenienti dal cervello, alcuni in modo deliberato e altri in modo automatico, provenienti da settori del cervello le cui attività non hanno rappresentazione diretta nella coscienza. Il risultato è che il corpo si modifica ancora, e quindi si modifica l’immagine che se ne ha.
Se il cervello si è evoluto in primo luogo per assicurare la sopravvivenza del corpo, allora quando comparvero cervelli dotati di mente essi cominciarono con il por mente al corpo. La natura si imbatté in una soluzione molto potente: rappresentare il mondo esterno in termini di modificazioni che esso provoca nel corpo, cioè rappresentare l’ambiente modificando le rappresentazioni primordiali del corpo ogni volta che si ha un’interazione tra organismo e ambiente."

Senza approfondire ulteriormente tali studi, seppur di magno interesse, e citando il "marcatore somatico" sempre di Damasio, si evince che il corpo ha una sua autonomia, di età ben più veneranda rispetto all'encefalo. Tutto è esemplificabile in termini evoluzionistici-scientifici.

Tornando sulla mente e sul genio, possiamo affermare che l'anomalia è la sua madre. Ciò porta a chiedersi se il "genio" ha consapevolezza di se o se soffre nella sua condizione alienante, dove il concetto di normalità è reciprocamente inteso da ambo le parti sociali in quanto schiavo dell'abitudine e della consuetudine. E sopratutto a fronte di quanto riportato poco sopra, è facile interrogarsi sul ruolo della mente del corpo di un autistico ad esempio, in relazione al suo encefalo posto in un anomalia funzionale. Teoricamente dovrebbe sempre esistere una simbiosi tra il cervello e la "coscienza del corpo".

La coscienza non è altro che una derivazione da quella del corpo stesso. Non è altro, che il risultato di miliardi di interazioni cellulari esposte al mondo, immagazzinate nel sempre crescente encefalo in modo più o meno conscio.

Pertanto il "calore delle emozioni" è da intendersi come mediazione corporal-encefalica e cardiaca.

Il genio è da intendersi quindi come un normale essere umano anch'egli in costante evoluzione, e ciò è dimostrato dall'incoerenza nel rapporto cervello-corpo.

Coscienza. Cognizione del Mondo, sono pertanto in fondamentale relazione con la stessa del corpo. Elettroni, impulsi che viaggiano per preservare la nostra esistenza e ciò che viene filtrato da questo marasma evoluzionistico è "il sentimento", così caro ai disperati ermeneutici, in lotta per una fuga irrazionale, degna dell'uomo attuale, ancora decisamente lontano da un equilibrio vero che gli conferisca quella dignità che spesso perde per strada.

In altra sede, si disquisiva della vita oltre morte. E allora, alla luce di quanto detto, adagerei sul tavolo etereo della sezione impietosa la coscienza stessa in relazione al sentimento. Cosa accadrebbe con esattezza, ad un individuo che ha vissuto metà della sua vita avendo una cognizione della realtà ed a seguito di un incidente restasse menomato ed incapace di utilizzare la mente? Cosa accadrebbe dentro tale soggetto? Possiamo ancora asserire che la sua coscienza è conservata nella sua mente, nel suo corpo, o nella sua anima per la vita oltre morte?

Come sarebbero, pertanto da interpretare i giorni vegetativi vissuti da tali individui? Stesso discorso per chi nasce con la trisomia del cromosoma ventuno. Che genere di esperienza maturano tali soggetti? Possiamo parlare, pertanto di pochi fortunati che riescono a saldare la loro coscienza nell'energia spirituale oppure ci addentriamo in mera speculazione metafisica?

E se gli esempi di morte in merito alla descrizione della "realtà" fossero abilità della mente e non di un energia spirituale?

Ora non tratterò in questo post il discorso relativo a Dio, alla funzione degli esseri umani in concomitanza della loro facoltà decisionale e del libero arbitrio(che già per definizione confuterebbe Dio).

Mi limito a concludere che, seppur lontani da una parvenza di perfezione, l'uomo dovrebbe canalizzare la conoscenza di se accettando la sua condizione contradditoria, in fase di sviluppo evolutivo, che probabilmente non avverrà mai in modo completo, poichè le specie a volte si estingono e comunque il Sole è a metà della sua vita.

Non v'è modo di vivere questa vita meglio di quanto l'uomo stesso non faccia, l'evoluzione è lenta e millenaria, inconscia nell'azione. Wilde aveva ragione: ogni uomo non è più di ciò che è e non sarà più di quel che è stato.

9 commenti:

  1. Incantevole. Nulla da obiettare o da aggiungere, visto che su concetti scientifici è la stessa razionalità e unilateralità la veridicità stessa, e ovviamente più seguo questo blog e più mi interessa, e non vedo l'ora che venga pubblicato il seguente post.

    Mi ha incuriosito molto l'ultima parte, quando ti poni di cosa ne è la coscienza di un essere umano vegetale, e di cosa accada a quest'ultima dopo la morte e la correlazione inevitabile su Dio che hai argutamente schivato (causa luta ridondanza post).(?)

    Mi piacerebbe se tu riprendessi proprio agganciandoti all'ultima parte di questo post tempestato di ogni sapere, cosiscchè si sviluppi un discorso in serie a questo, che trattato da te, acquista valore e credito.

    - Ispy

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  2. Si, ho voluto evitare la trattazione del discorso teologico legato a singolari aspetti umani, come quelli riportati in questo post.

    Ovviamente ci sarà un seguito ai cenni di fine trattazione, ma non ho avuto il tempo per fare un unico post, e anche se lo avessi avuto, sarebbe risultato troppo ridondante.

    Sono consapevole della tecnicità delle mie trattazioni, ma sono anche convinto dell'interesse che suscitano le stesse, pertanto approfondibili in altre sedi. Credo che non avrebbe senso voler indagare l'essere umano e non cercare di far proprie tali innovative e rivoluzionarie conoscenze, poichè sono convinto che in ogni affascinante disquisizione filosofica è quasi etica la presenza della scienza, altrimenti saremmo soltato narratori retorici. Amo la retorica e la filosofia profonda delle cose, ma bisogna anche vivere lucidamente.

    Ad ogni modo tratterò e sezionerò tutto quello che merita di essere analizzato, poi in caso, avrete tempo di metabolizzare la mole di informazioni. :)

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  3. Sono una spugna Yami!!!

    - Ispy

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  4. Sono arrivata alla fine del post anche questa volta, non senza difficoltà, ma forse, trattando di scienza ed evoluzione sono riuscita a sentirlo più "mio" dei precedenti. Sono provata, come ti ho detto in separata sede, sei un degno avversario, bastardo dentro, ma degno.
    Passiamo alle cose serie, segnati i refusi, sono pochi questa volta e li ho postati qui:
    constrasto
    se (senza accento)
    ulteriormante
    olltre
    Non mi soffermo sulle parole "composte" a te tanto care ;p

    Chiya

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  5. Ahahah Vale, mi sarei aspettato qualche tuo appunto in termini scientifici, dato che sei una valida ricercatrice e scienziata.

    Sul fatto che sei provata non posso fare a meno di ricordarmi della tua sagace batutta sulla selezione naturale ahahah(le tue sinapsi avranno dura vita per farti comprendere le mie trattazioni esplicate in alta chiave di lettura nonchè registro ;))

    Comunque apprezzo la tua premura nel riportare i miei errori di battitura(sull'annosa questione delle parole composte, come dovresti sapere esistono molteplici scuole di pensiero in merito, e onestamente non è mia priorità immergermi in meri dibattiti scolastici e semantici, parole e temini formali o composti sono atti a sintetizzare nel più magistrale, tecnico ed elegante modo possibile discussioni o trattati altrimenti prolissi).

    Ad ogni modo liberissima di correggermi ove necessario(ho appena corretto tutti gli errori che ho distrattamente commesso, ma se vedessi a che velocità uso la tastiera capiresti.. ;)) e di tentare di confutare qualche mia analisi o costrutto filosofico(immolando le tue fila neuronali, s'intende :D).

    Ps: spero che la tua magna formazione scientifica sia provvista di una discreta conoscenza in latino poichè aspettati sempre, in futuro saltuarie incisioni latine.(ah già, come mi avevi detto in altra sede, grazie a me hai riscoperto il valore di Wikipedia, pertanto lusingato di erudirti. :))

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  6. Carissimo, come non sentirmi lusingata dalle parole riguardanti la mia formazione universitaria, mai parole più lodevoli (mai più fallaci ;p). Sono commossa, altresì, dalla tua premura per le mie sinapsi, a ben donde direi, considerando che mi hanno salutato, anni or sono, con bagaglio alla mano, dicendomi “abbiamo fatto del nostro meglio, per tutto il resto c’è master card”o il calcio in c**o di qualcuno, aggiungerei.
    Comunque non soddisferò le tue aspettative, semplicemente perché ho più domande, curiosità e dubbi da risolvere che vere osservazioni sulle tue elucubrazioni mentali.
    Sorvolando sulla prima parte, non perché non l’abbia letta (in verità all’inizio ero un po’ interdetta dall’assenza di immagini, poi ho capito che era un blog serio(so), ma perché credo di averla capita (che parolona!), e che riassumerei, almeno in parte con, con la parola evoluzione adattativa, non ho compreso appieno la seconda parte, il discorso sulla coscienza relativa al concetto di genio.
    Il mio problema è che non so se ho capito a cosa ti riferisci. Quando parli di coscienza del corpo ho pensato alla consapevolezza di sé, ma nella frase successiva non ho capito “La coscienza non è altro che una derivazione da quella (coscienza) del corpo stesso.” Non capisco se stai parlando di due coscienze, la prima è quella della percezione dell’io che per te è derivazione della coscienza del corpo fisico tramite le interazioni e informazioni ricevute dall’ambiente?
    Infine energia spirituale, non ho capito a cosa ti riferisci.
    Con questo chiudo, mi sempra di tornare a i vecchi tempi, hai cambiato nome e ora hai uno sfondo rassicurante, ma vecchio blog/autore ti riconosco sempre, certo i ppost erano più corti, e mi mancano le fiamme ;p


    Chiya

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  7. Vale, mi riferivo alla coscienza cellulare, in quanto dotate di una loro "mente antica" appunto. Quindi la coscienza neuronale non è che un riflesso di quelle delle cellule; L'encefalo immagazzina le percezioni del mondo esterno tramite le cellule del corpo che reagiscono in un modo "senziente".

    Per energia spirituale intendo quella paragonabile all'anima, difatti la contrappongo ad una possibile manifestazione di qualche abilità encefalica anziché puramente metafisica(ad esempio coloro che hanno esperienze pre morte e via discorrendo).

    Però è vero che in pratica esistono "due" coscienze, ma questo concetto lo trattero nel successivo post, e ti avverto, è decisamente corposo. :)

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  8. Io penso che l'evoluzione non potrà mai essere completa, perchè non ha una vera e proprio meta, un goal finale. E' un cosa sempre in divenire.
    Ed ha ragione Wilde... l'uomo vive il momento che deve vivere.
    Ma penso che possa impegnarsi per vivere (al) meglio.

    Moz-

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  9. Miki, mi trovi concorde sul concetto di un evoluzione che seppur agognandola, non raggiungerà mai una "perfezione" vera e propria, perchè la vita stessa è fenomeno di mutamento e cambiamento, mentre il concetto di perfezione a mio avviso indica staticità(ma è un argomento che poi tratterò).

    Non sono d'accordo sulla sua finalità, o meglio ogni era ha dimostrato che la finalità evoluzionistica risiedeva nel creare specie sempre più resistenti, quindi anche qui una tendenza alla perfezione.

    Sul fatto che possa impegnarsi a vivere al meglio, beh, questo è fuor di dubbio.

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